Ho conosciuto Amanda a fine giugno. Ci siamo incontrate un po’ per caso a casa dei miei nonni, dove stavo trascorrendo l’estate e dove lei è stata ospite per qualche giorno. Nel giro di una settimana mi ha invitato a partecipare al Rezo per la Nuova Umanità. La proposta è arrivata in un momento della mia vita in cui, neanche un anno dopo la laurea, stavo cercando nuovi spunti e stimoli per capire a grandi linee come procedere in un futuro prossimo. Questo, sommato al fatto che sono curiosa per natura, mi ha convinto a partire.
Dell’evento non sapevo molto a parte che sarebbe stato a novembre a Fuerteventura e che sarei partita insieme a mia mamma. Condividere con lei un’esperienza così lontana da me è stata un’occasione preziosa che, in qualche modo, mi ha permesso di avvicinarmi a lei, riuscendo a comprendere meglio il suo modo di vedere e di coltivare la spiritualità.
mercoledì 15 novembre
Appena atterrata mi sembra di scendere su un altro pianeta, un paesaggio semi desertico, vulcanico, ventoso, un vuoto apparente che mi fa provare un grande senso di libertà e di pienezza. Già dal primo spostamento in auto percepisco una forte energia, molto diversa da quella milanese a cui sono abituata. Sento una carica rivitalizzante che mi accompagnerà per tutto il viaggio.
giovedì 16 novembre
Spiaggia, vento, dune. Siamo a novembre ma qui è estate ed è bellissimo.
venerdì 17 novembre
Due giorni dopo l’arrivo sull’isola iniziano le attività. L’appuntamento con il resto del gruppo è nel primo pomeriggio in una villa a Tetir. Molti si conoscono già tra di loro, io mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua perché non conosco nessuno e, a parte i bambini, sono la più giovane. Devo dire che in questo frangente c’è stato un momento in cui mi sono chiesta come fossi finita lì. Per fortuna, dopo le prime presentazioni, Amanda mi chiede di documentare i tre giorni di Rezo con foto e video. Questo mi riporta un po’ nella mia zona di comfort.
Da qui in poi entro in una dimensione che mi è totalmente nuova e automaticamente le mie antenne si attivano su tutti i fronti: osservo i volti, i gesti, le dinamiche del gruppo; ascolto attentamente le parole di Amanda, Sofia e Serena, il silenzio dell’isola e provo ad ascoltare me in relazione a tutto quello che sta succedendo. Sento che, nonostante la situazione anomala, sono al sicuro e non voglio tirarmi indietro.
sabato 18 novembre
Il secondo giorno inizia con una camminata sulla montagna. Fa parecchio caldo ma c’è il vento che mitiga. La mia attenzione viene totalmente catturata dalle viste mozzafiato che si aprono di fronte a noi mano a mano che saliamo. C’è un’energia pulita e davvero carica, difficile da mettere in parola. Arrivati in cima troviamo una struttura circolare di pietre con un piccolo ingresso da attraversare uno alla volta, a gattoni perché è basso e stretto. Appena oltrepassata la soglia fisica mi ritrovo all’interno del perimetro, seduta in cerchio con il resto del gruppo attorno a un fuoco sacro. In questo momento inizio a percepire un senso di comunità e forse a comprendere meglio il significato del Rezo. Più di tutto sento la connessione con la Terra. Sarà il punto in cui siamo, le offerte che abbiamo portato o il momento che si è creato ma questa connessione c’è. Continuo ad osservare per comprendere i modi e i riti, e noto che alcune cose tornano in diverse occasioni. Per esempio, chi “porta la terra” durante una cerimonia dona dei semi e spalma del miele sulle mani dei partecipanti, chi riceve deve mangiarli. Quando mi sono ritrovata per la prima volta con una mano piena di miele senza sapere di doverlo leccare, sono rimasta un po’ spiazzata.
Giornata intensa.
domenica 19 novembre
La mattina dell’ultimo giorno raggiungiamo un’ampia spiaggia. Le onde sono imponenti. Anche qui l’energia è carica e arriva tutta. Ormai la preparazione dell’altare, la connessione con le offerte e la cerimonia sono quasi routine per la mia parentesi a Fuerteventura. Questa volta però c’è più aria di festa. Siamo un gruppo di circa trenta persone, tutti vestiti di bianco. Oltre al Rezo all’acqua ci sono anche un battesimo e un matrimonio. I tamburi suonano mentre camminiamo verso il mare, l’immagine è molto scenografica. Mi chiedo cosa stia pensando la gente che vede dall’esterno tutta la scena mentre è in spiaggia a prendere il sole. Quando Sofia lancia l’offerta tra le onde i fiori si disperdono e tornano verso di noi rimanendo sul pelo dell’acqua. Riconosco che è un momento di gioia collettiva, tra applausi, tamburi, fischi e urla. Sento che, dopo questi tre giorni, qualcosa dentro di me si è mosso e credo che il mio sia solo un piccolo contributo a un movimento più ampio. Non so ancora identificare cosa sia di preciso ma non importa, l’importante è che sia un passo in avanti.
Devo sinceramente ringraziare Amanda per avermi invitato a partecipare perché, senza questa spinta da parte sua, probabilmente non mi sarei mai lanciata in un’esperienza del genere, che si è rivelata preziosa per il mio cammino.
Margherita Albè