“Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti” – Italo Calvino
E così è cominciato il nostro cammino attraverso il Perù ma soprattutto attraverso noi stessi. E all’inizio sono stati dolori. Almeno per me e per qualche altro compagno, anzi compagna di viaggio con la quale ho condiviso l’edificante esperienza del mal d’altura!
Montaña de colores e Ausangate, uno spettacolo per gli occhi ed una gioia per il cuore.
Siamo stati accompagnati e guidati sulla seconda da Sebastian, guardiano del luogo ed uomo medicina che oltre ad aiutarci e supportarci nei momenti di difficoltà, ha preparato un despacho meraviglioso per onorare questa immensa e potentissima montagna sacra. Peccato la farcitura di nausea e mal di testa da guinness dei primati. Ma c’è sempre una ragione dietro a tutto… soprattutto quando ti trovi nel cammino di Sophia…
Il Cammino Inca!
Il modo più impressionante ed indimenticabile per raggiungere Machu Picchu: camminando. Si può dire che abbiamo posato i piedi nelle orme lasciate dagli Inca più di mezzo millennio fa! E solo questo è stato sufficiente per scrollarmi di dosso gli ultimi residui di disagio ed intraprendere questo cammino avvolta dalla meraviglia ed in piena introspezione.
Grazie sia alla scarsa presenza di turisti sia ad Amanda, che è sempre molto attenta nel ricordarci di essere presenti e grati, ho avuto l’opportunità di prendermi moltissimo tempo per me stessa accogliendo il flusso di tutti i pensieri, anche dolorosi e dirompenti, che si sono affacciati.
Per tutti noi è stato un percorso in cui abbiamo lasciato andare… soltato… ringraziato la Pachamama con le nostre offerte, le nostre lacrime e sorrisi… ed infine chiesto di rinascere nuovi esseri umani più presenti e consapevoli, più ricchi e grati. Un cammino davvero trasformativo.
E da bruchi… siamo pronti a spiegare le nostre ali di farfalla…
Giorni di riflessione, disintossicazione nonchè meritato riposo a San Salvador, vicino a Pisaq, ospitati dal sempre gentile e premuroso Paco Soto in uno spazio fuori dal tempo avvolti dalle montagne e dal silenzio.
E siamo giunti quindi alla tappa finale del nostro viaggio: il grande lago Titicaca a 4000 metri di altezza. Il lago navigabile più alto al mondo. Superfluo sottolineare che mi ha lasciato senza fiato e che, per tutta la nostra permanenza, mi sono rivolta a lui come ad un mare infinito. Qui, oltre ad Amanda, ci ha accompagnato Sofia, abuela, donna medicina di profonda saggezza ed estrema dolcezza che ha davvero illuminato le acque cristalline di questo lago sacro con la sua luce interiore. Una luce che ci ha irradiato come un sole.
Abbiamo avuto l’opportunità di visitare due isole meravigliose: Amantani in cui si trovano due templi, Pachamama e Pachatata , l’uno dedicato alla Madre Terra e l’altro al Sole, che abbiamo onorato con le nostre preghiere ed offerte guidati da Amanda e Sofia. La seconda isola, Tikonata, è stato uno splendido regalo per chiudere in assoluta bellezza e perfezione il nostro viaggio. Una piccola, splendida perla disabitata le cui capanne sono state aperte per noi dalla comunità locale che risiede nell’isola vicina e che è arrivata in barca per ospitarci, prepararci da mangiare ed allestire il fuoco sacro ed il despacho nel punto di fuoco più alto di tutto il Titicaca. Un grandissimo onore per noi che ci ha commosso e allargato il cuore. Il tutto inoltre profondendosi sempre in sorrisi e scaldandoci con la loro gentilezza e disponibilità.
Ci hanno accolto, aperto il museo, dedicato i balli tipici della loro terra e coinvolto nelle danze vestendoci con gli abiti tradizionali.
Ho lasciato il cuore in quest’isola e definitivamente in Perù.
Ora guardo fuori dalla finestra di casa e sento che mi mancano le sue verdi montagne e la verità profonda insita nella sua gente. Un’esperienza per me che non finisce con il ritorno alla “normalità” perché nulla sarà più come prima…
Francesca Vivetti