Hoy tuve una visiòn… o meglio: ho vissuto un’apparizione.
Ho incontrato un Re bimbace.
Quando gli chiedo come si chiama, parlando alle sue spalle, al suo collo,
alla nuca, ai capelli scurissimi, alla pelle tesa della sua schiena, di un bruno
leggermente caramellato, si volta e mi sorride. Denti più bianchi e forti delle
onde sugli scogli: cascate di vita pura. Occhi di un nero assoluto, fermi e
brillanti.
E tu come ti chiami? Quena, rispondo. Con fare un po’ divertito mi
stringe la mano. Mi pare di toccare il vuoto.
Piacere di conoscerti, Quena. Io sono… mi dice il suo nome, breve, un
suono dolce che inizia con la lettera G. Subito penso che potrebbe essere
Gerardo, come il nome di mio padre, ma lui aggiunge: è un nome aborigeno, di
un Re aborigeno. E allora capisco di non aver capito e mi interrogo, curiosa,
ma non oso insistere.
Lo seguo a breve distanza tra le pietre vulcaniche, una traccia appena
accennata, che temo di non ritrovare al ritorno, se lui dovesse lasciarmi lì,
dopo avermi mostrato il charco – la piscina naturale – dove fare il bagno.
Ma lui resta con me.
E’ bellissimo. Indossa solo dei calzoncini sportivi, scuri, gli vedo le spalle
muoversi nel vento, spostare nell’aria il suo corpo perfetto, ora sopra al mare,
ora contro la scogliera ancora giovane, rossa e nera di lava pietrificata. Quando
il viottolo si perde in un passaggio un po’ più complicato, lui mi porge la mano
con un gesto galante che io declino, forse per il timore di toccare di nuovo il
vuoto. Ed è già lontano.
Garoè è l’albero sacro dell’Isola, ma lui non ha detto Garoè, anche se
iniziava con la G. Galahad? Il Cavagliere della Tavola Rotonda che ha torvato il
Sacro Graal grazie alla propria purezza? E’ bello quanto lui, armonia pura,
immacolato come la sua Isla.

Camminiamo così, verso il bordo dell’oceano. Lui si muove con grazia, è
leggero sulle infradito, tocca le pietre senza esitazioni, sembra che lo
conoscano, si baciano. Io lo seguo nei miei scarponcini e riprendo a conversare
con le sue spalle. Gli chiedo dove vive. Vicino a Valverde, e fa un cenno verso
le montagne.

Lavori? Sì sono professore. Oh che bello – sto già pensando a
mia figlia, che insegna matematica a Londra – e cosa insegni? Mi risponde con
altre parole che non capisco, poi aggiunge: coscienza ambientale, storia,
geografia dell’Isola, tradizione e tante altre cose… il silbo – mi aiuta con il
gesto – sai, il Silbo Canario… altro ooohh mio.
Mi chiede dove vivo. Dico a Fuerteventura, per semplicità, e che bla bla
bla è bella per le spiagge e il clima di eterna vacanza. Lui c’è stato ma alla
sabbia preferisce le rocce e per fare il bagno i charcos. Io gli dico sarà perché
sei nato qui… lui continua a saltellare fino alla riva, senza più parlare.
Il charco è bello, con una cascatella spumosa che si butta nella pozza,
come saltando da un dirupo. Invece no, è acqua che casca dal cielo, da
possenti quanto improvvisi spruzzi bianchi. Le onde che li generano restano
invisibili, nascoste dagli scogli del bordo piscina.
Si sveste. Pensavo che fosse già in costume. Prima si toglie i calzoncini eresta coi boxer grigi attillati, poi mi chiede se mi da fastidio e fa il gesto di
togliersi anche quelli. Gesto che, quando gli rispondo che stavo per chiederli la
stessa cosa, completa con naturalezza. Mi spoglio anch’io, vari strati sudati e
scarponcini polverosi. Felice mi siedo in una nicchia di rocce e mi rinfresco con
il sale dell’oceano. Ho camminato per ore sotto al sole prima di incontrarlo, e
sono stanca. L’acqua mi rigenera.
Lui resta discosto, in piedi vicino a me, ma dietro a una roccetta, un po’
defilato alle mie spalle. Non capisco bene perchè. Poi vedo che traffica con le
mani e che si copre i genitali. Tengo lo sguardo vago e mi interrogo: ma se si
vergogna che gli veda il pisello, perchè si è spogliato? Poi vedo e capisco: ha
un’importante erezione.
Ma non è un maniaco, non sento alcuna minaccia o proposta. Sembra un
bimbo imbarazzato dalla propria incapacità di controllare il corpo. Allora mi
viene da tranquillizzarlo, gli dico che è normale, che anch’io sto godendo, con
quella potente natura intorno e addosso. Sorrido, faccio grandi gesti
chiamando a testimonianza la meraviglia che ci circonda. Dico anche che nelle
donne il piacere è più discreto, mentre a loro si vede proprio e capisco
l’imbarazzo, ma è normale. Sei vivo, gli dico, che fortuna! Ridiamo. Esco
dall’acqua e ci sediamo abbastanza vicini. Forse crede di avere un pisello
troppo grande. Di nuovo, gli dico che mi pare normale, che sono stata sposata
per trent’anni e che non mi impressiono per un’erezione, sono abbastanza
vecchia da averne viste parecchie.
Lui pare un po’ in pena. Parliamo quindi del suo pene, gli chiedo e adesso
cosa fai? Eh… di nuovo imbarazzo. Dico: conoscerai pure il tuo corpo? Bah..? è
dubbioso. Dice adesso passa, ma non passa e ho idea che sia a un punto di
non ritorno, o si masturba o sta male. Allora gli chiedo se vuole che me ne
vada, così lo fa tranquillo, ma no, dice che non lo farebbe mai qui. Silenzio…
poi mi guarda e chiede, non è che ti interessava farlo a te? No, vero? In effetti
ho un lampo e mi dico che è un’occasione unica, quando mai mi ricapita un
giovane così bello nudo ed eccitato sul bordo dell’oceano, sotto al sole,
sull’Isola dove non c’è nessuno? Faccio l’ipotesi, ma così, vagamente, un po’
come fosse un sogno. E sento che non è il momento, il mio corpo è stanco e
appagato dal tanto camminare. E mi viene anche un po’ da ridere: è una
situazione veramente surreale.
Lo guardo negli occhi. Lanciano scintille.
Finalmente si ricompone un po’ e dice, andiamo? e ci rivestiamo.
Torniamo verso il parcheggio, dove lui ha una macchina e io no. Non gli chiedo
un passaggio e lui non me lo offre. Ci salutiamo con un sorriso – di nuovo
sento che non è il caso di ri-toccare il vuoto. Però ho lo slancio per dirgli: hai
un corpo bellissimo. E vorrei gridarlo forte quanto è stato bello incontrare un
Re bimbace, nudo e possente nella luce della sua Isola, sospesa al limite del
grande Oceano Atlantico. Sogno nella materia, esperienza mistica. Non serve
altro, l’esperire basta a se stesso.

El Hierro, 15 gennaio 2025