“Quello che desidero di più è mettere su carta lo splendore”
“Molti credono di salire. In realtà evaporano nel vuoto”
Voglia di impastare, costruire scacciapensieri, raccogliere pietre, pigne e parlare col fruttivendolo. Affondare nella terra, allungare le radici.
Ho visto piedi trasformarsi in artigli e afferrare il nucleo terreste. Il rumore delle foglie sotto le suole, il sudore, le lacrime salate. Una superluna che mi costringe a sentire tutta la pesantezza del mio corpo e ritornare alla terra e stare qui… e poi la storia di Francesca.
Francesca è la più bella siciliana che abbia mai visto: un taglio d’occhi arabo, la pelle olivastra, i tratti del volto di un’anima antica, un’ isolana fiera. Con tutta la sua principesca presenza lei stava lì , con in mano una lima e i miei piedi.
Io la guardavo , imbarazzata dal confronto impietoso tra i miei calli e la sua naturale regalità. Lei, la Shahrazād principessa delle Mille e una notte, comincia a raccontarmi. Racconta della sua terra, del maestoso Barocco, di città frizzanti, come le chiama dei piatti arabi… panelle, dolci, di quella immigrazione, così normale per un siciliano che si sente anche un pò arabo.
Racconta della sua famiglia, delle sue origini spagnole, quel cognome importante di bianco borbonico, dinastie e discendenza di donne, donne fiere, forti, come lei. Racconta di quella nonna imprenditrice che a ogni problema che gli operai le sottoponevano, rideva e diceva… “ma non avete altro da fare oggi”. Racconta delle piantagioni di carciofi, della sua fuga da donna indipendente e libera unica nel paese ad aver comprato casa senza essere sposata.
Racconta di quel papà che non poteva vederla lavorare, che se ne andava in giro in tutto il paese , di negozio in negozio, a dire che non assumessero Francesca, che era figlia sua e le donne nella sua famiglia non si è mai visto che lavorassero, tanto meno sotto padrone.
Francesca, invece, decide di investire: compra una casa in campagna e in una sola notte la arreda. Compra un uliveto e poi apre un negozio da estetista, una cabina, come la chiama lei, e si mette a lavorare.
Francesca, la donna più ambita del paese, immagino tutti gli uomini ai quali dice no. Perché non si vuole sposare Francesca, vuole sentirsi libera di fare e rifare tutto, di andare… E il papà che la avverte: “vedi che con tutti quei no, da sola in campagna, qualcuno prima o poi te lo fa uno sgarro”.
Racconta della partenza per il Nord , per riuscire a chiudere la storia con quel ragazzo che proprio non la voleva lasciar perdere, che non c’era verso, se la doveva sposare a tutti i costi. Racconta l’incontro con il suo principe d’altri tempi, come in una favola ma vera. Racconta di come sia bastato uno sguardo per sapere“se quest’uomo mi vuole io me lo prendo “. Racconta della proposta di matrimonio a Verona, nel primo week end insieme, senza aspettare “che tanto quando una cosa si sa, si sa”.
Racconta del matrimonio in Sicilia, per omaggiare la sua famiglia; con quel povero ragazzo abbandonato nascosto dietro la porta del bar della piazza, a sbirciarla passare, bella come una regina, il barista chevcome nella scena finale di un film, gli dice :“te la devi dimenticare a Francesca, ormai non è più cosa tua”.
Racconta di Perseo ,il figlio nato dopo un anno, chiamato con un nome importante, il nome di chi ha scelto come suo destino di uccidere Medusa…mica una qualunque. Tutto questo mentre finisce di asciugarsi il rosso laccato sulle mie unghie, che finalmente acquisiscono un pò di dignità e io la ringrazio “a Francesca” perché di storie belle così ne ho bisogno , tutti noi ne abbiamo bisogno.
Storie da vissero felici e contenti, ti auguro una buona vita… Principessa Francesca.
Credit immagine: N Kayurova
mi piace molto questa Francesca cosi’ fiera e vincente che si dissocia da una mentalita superata ‘per in intraprendere il suo cammino. Bellissima storia.
Assomiglia a te ❤️
Grazie!