Il mio nome è Claudia e insieme al mio compagno Mariano abbiamo piantato il primo seme di Laboratorio Bìu nel 2016 – Bìu è una parola sarda che significa ‘vivo’ ma in realtà non ricordo bene perché abbiamo scelto proprio questa parola. In quell’anno era maturato in noi il desiderio di trovare un’identità di coppia condivisa e vissuta istante per istante, senza più separare la vita privata dal lavoro.
Io, architetta di formazione, avevo da poco concluso un’esperienza lavorativa molto importate che è poi stata la mia vera Scuola. Sin dagli anni dell’università avevo iniziato a collaborare con un affermato architetto e designer. Per lavorare con lui poi mi sono trasferita da Milano, mia città di origine, a Varese. Con lui ho imparato un metodo di ricerca, mi sono sporcata le mani con qualsiasi tipo di materiale, ho collaborato con case editrici, musei, fotografi, artisti. Mi ha anche dato la possibilità di diventare sua assistente in una prestigiosa Università di Architettura. Sono stati anni densi e intesi, faticosi e gratificanti. Dopo quasi dieci anni di collaborazione, un momento di crisi profonda. Niente sembrava avere più senso, cominciai a mettere in dubbio tutto quello che stavo facendo. Così, con grande dispiacere, decisi di licenziarmi. Tornai a vivere a Milano, dove nel frattempo avevo cominciato a studiare recitazione teatrale. Per più di due anni il Teatro fu l’unica cosa che mi interessava. Un’àncora di salvezza. Pian piano capii ciò che, in quel decennio professionale, si era radicato in me: il desiderio di sperimentare la relazione tra corpo e spazio, la connessione con i luoghi, la geometria in Natura, la ricerca della relazione tra materia e processo di trasformazione. Lavoravo da libera professionista come progettista e scenografa quando incontrai Mariano, a Varese.
Mariano è un fabbro di terza generazione. Il nonno era un fabbro che ancora lavorava tutto a forgia, ma purtroppo ha avuto poco tempo per conoscerlo. È cresciuto nell’officina del padre, un fabbro che nel boom economico cercava di differenziarsi e innovarsi utilizzando l’alluminio. Qualcosa però non ha funzionato e si è trovato costretto a chiudere l’officina dove già Mariano lavorava da alcuni anni. Dopo essere stato sradicato dalla propria terra di origine, la Sardegna, si è trasferito con la famiglia di nascita nella provincia di Varese al confine con la Svizzera. Per lavorare ha usato le proprie competenze tecniche in vari campi di applicazione. L’incontro con un eccentrico imprenditore svizzero gli permette di fare alcune esperienze particolari: dalla ristrutturazione di edifici militari alla costruzione di telai per automobili da corsa. Il suo ingresso in un team automobilistico, che partecipa a diversi campionati europei, gli permette di viaggiare molto in Europa e di avere importanti momenti di soddisfazione lavorativa. Ma presto finisce anche quell’esperienza. Quando ci siamo incontrati lavorava in una ditta da dipendente con poco entusiasmo.
A pochi mesi dall’inizio della nostra relazione, Mariano mi propone di cominciare un percorso lavorativo insieme. Io non ero molto convinta: già una relazione richiede molto impegno, condividere anche il lavoro mi sembrava troppo. Passano i mesi, Mariano ogni tanto mi aiuta nei miei lavori scenografici e pian piano questo suo desiderio sembra diventare una reale possibilità. A partire dalle nostre rispettive esperienze iniziamo a immaginarci il nostro laboratorio artigianale: uno spazio di ricerca dove indagare la relazione tra gli oggetti, il corpo e lo spazio con un’attenzione particolare allo sviluppo di strutture metalliche. Il nostro sogno è di realizzare installazioni site-specific. Abbiamo cominciato a muovere i primi passi progettando e realizzando oggetti per spettacoli, allestimenti ed esposizioni, lavorando tra casa e garage.
Nel 2018 ci mettiamo alla ricerca di un vero laboratorio a Varese: la vita continuava a riportarmi in alcuni luoghi precisi di questo territorio. Mi chiedevo spesso il perché e mi arrabbiavo pensando che saremmo potuti andare in qualsiasi altro luogo – magari con un costo della vita più basso – ma invece, per un motivo o per un altro, ero sempre lì. Proprio non lo capivo. Partiti comunque con tanto entusiasmo ci siamo scontrati con la realtà di un paese che a visione, competenze e impegno antepone classificazioni delle attività, regimi fiscali a flessibilità zero, sostegni economici inesistenti. Abbiamo dedicato molte energie per creare una situazione legalmente riconosciuta senza tradire il nostro sogno, che non prevedeva business plan, marketing e comunicazione… follia? Sembrava proprio di sì, di sicuro abbiamo cominciato a convincerci che c’era qualcosa di utopico e sbagliato nel nostro progetto. Dovevamo decidere se continuare a provarci o cambiare strada, in quel momento non abbiamo avuto dubbi: guardando nostra figlia Alice, che nel mentre ci aveva fatto dono del suo arrivo tra noi, abbiamo deciso di continuare. Volevamo che avesse un esempio diverso da quello che abbiamo avuto noi, volevamo mostrarle che si deve lottare per i propri sogni.
Pienopervuoto – accessori in inox da rimanenze di produzioni industriali (@FedericaFrigoFotografia)
Un battito di ciglia e tutto è precipitato. Un’infezione grave mette a rischio la vita di nostra figlia, un’emergenza sanitaria globale, la chiusura del laboratorio senza sapere se mai avrebbe riaperto le sue porte. Mesi infiniti, senza respiro. Ringrazierò sempre la vita di quei mesi così difficili. Mi sono dovuta fermare, mi sono dovuta ascoltare, ho imparato a chiedere aiuto, ho smesso di dover dimostrare. Ho cominciato a camminare passi nuovi che mi hanno portato consapevolezza e presenza. Ho incontrato Amanda, ho riconosciuto il suo cammino e quello di alcuni altri cuori con cui sento di poter condividere la ricerca di una strada diversa, nell’Amore.
Oggi siamo nel 2023, Laboratorio Bìu è morto e rinato più volte ma ancora c’è, è vivo. Oggi più che mai ritorniamo alla Natura, alla MATERIA. Materia, questa parola che abbraccia tutto ciò che ha corpo e forma, ha la sua etimologia nel latino MATER – Madre, sostanza prima da cui tutte le altre son formate. In questo ultimo anno abbiamo avviato un progetto legato alla geometria sacra. Perché la geometria sacra? Perché sento la necessità di tornare alle origini della Materia, a quelle forme che molte culture ancestrali hanno riconosciuto come codici costruttivi alla base della Natura e dell’intero Universo. Perché la conoscenza e l’uso di quelle geometrie ci aiuta a riconoscere che sono le stesse delle nostre cellule, che non c’è diversità tra ciò che è fuori da ciò che è dentro di noi. L’essenza del sacro per me sta proprio in questo: riconoscere che la Materia è una sola. Abbiamo cominciato con la realizzazione di piramidi, solidi platonici, Genesa Crystal e Pentasfera in metallo.
Pentasfera in alluminio Genesa Crystal in acciaio inox Genesa Crystal in rame
Il metallo, dal greco metallon – ciò che è trovato nelle viscere delle Terra, si estrae dalla pietra ed è riconosciuto come uno dei materiali che da più tempo l’uomo trasforma. Abbiamo iniziato lavorando con il ferro e l’acciaio inox, oggi prediligiamo l’utilizzo di metalli che si possano utilizzare nella loro purezza. Per questo motivo all’acciaio inox stiamo integrando l’utilizzo del rame, dell’ottone e dell’alluminio. La Natura poi con i suoi processi e le sue forme è la prima maestra su come si può trasformare la Materia. Essa ci insegna a chiederci quali sono le motivazioni profonde di ciò che agiamo, ad ascoltare il luogo in cui stiamo portando un cambiamento, a utilizzare sempre la minor quantità di materiale e il minor numero di processi necessari a un progetto. Oggi io e Mariano da qui proviamo ad essere un po’ più coerenti con noi stessi e con i doni che la Grande Madre ogni giorno ci offre, provando ad esserne custodi rispettosi e amorevoli.
Ora ho capito che il nostro posto è proprio qui, a Varese, semplicemente perché non c’è un posto giusto o uno sbagliato. Bisogna solo riconoscere il proprio cammino per vedere che è tutto perfetto così com’è. E per questo non so dove saremo o cosa faremo tra cinque o dieci anni, il viaggio sarà scoprirlo istante per istante.