Spesso ci chiedete come sia il viaggio in Messico: con onore e piacere condividiamo il diario di viaggio di Daiana, che ha viaggiato con noi a dicembre 2022. Buona lettura.
In questo momento ci stacchiamo dalla terra rossa del Messico. Dentro provo un bel trambusto, commozione, per aver lasciato i compagni di viaggio, ma anche serenità. Il nome dei luoghi non fa parte di me, anzi, fa parte della me che è stanca di avere tutto sotto controllo. Per capire e scrivere cosa io sono stata qui ci vorrà un pò, devo lasciar scendere pian piano, “decantare”.
Ora è una mescola di sapori, odori, occhi, verde, senso della pesantezza del corpo, della presenza, dell’amore, della riconoscenza. Giorni che si mischiano nella mente, emozioni, immagini di luoghi nascosti. Ricordi vecchi e antichi che affiorano, la vera me che tenta di farsi strada, un’ immagine che sento non rispecchiarmi più, un nome che invece prende carne e presenza. La sensazione subito forte, arrivata a Città del Messico, gli sguardi di questi occhi scuri che mi entrano dentro con forza, presenza, dolcezza, pienezza, come una pietra… densa e che mi fanno sentire parte di qualcosa. La netta impressione che sia un popolo della terra, con radici profonde, quelle che io sto imparando a mettere.
Da un’anziana Abuela, che ci onora della sua ospitalità, vedo uno “stendardo” in stoffa con dei simboli che mi rimbalzano dentro e mi aprono, lacrimo: è quello della donna medicina dove ritrovo i simboli che girano nella mia mente da quasi un anno, sembra un richiamo. Quella luna con le punte all’insù che ho avuto tanto davanti ai miei occhi, attorno a me ed ora sul mio corpo, senso di essere, essere stata, sentire, vedere qualcosa oltre, al di fuori, ed iniziare a riconoscerlo, accettarlo, farlo mio. Iniziamo poi a penetrate nel verde, nelle strade con le buche, piccoli paesi, mercatini, feste, famiglie, usanze e ci affianchiamo cercando di farne un po’ parte. Queste persone hanno vite presenti, semplici, fatte delle cose reali, non create. Il nutrimento viene dalla terra e dalle mani, quindi dal cuore. Un falò ci porta insieme a salutare il vecchio anno. Un fuoco che vedo vivo per la prima volta con la forza; il potere di portarsi via quello che è passato. Vedo al suo interno lo sguardo di un bellissimo lupo, poi di una civetta ed infine una grande aquila che vola sopra di noi donandoci forza e libertà. La montagna sacra ci copre le spalle e veglia sulle nostre notti, la guardo ad occhi chiusi e nel suo centro un pavone si rende presente nel suo splendore: messaggio di rinascita ?!
Camminiamo sulle montagne vicine, la sacralità è palpabile. I nostri canti mi aprono il cuore, parole non conosciute prima che però mi fanno vedere luoghi antichi, sento le radici nei nativi indiani, portano nelle mie mani lance e faretre di frecce… mi sento un guerriero, voglio essere al servizio, difendere. Il suono del Caracol, che riesco a far uscire ed il suo eco tra le montagne, mi dà vigore e presenza. E poi gli alberi che sento abbracciarci, accompagnarci, che non mi fanno mai sentire sola. Mai più sola perché io sono la mia casa. Un grande Amate, il ficus tipico della zona di Amatlan, è davanti a noi e il mio cuore si squarcia, le lacrime, i singhiozzi da bambina che fatico a calmare e capisco: l’amore per me stessa è mancato per tanto tempo. La mia autenticità si è persa, spenta, mi sono modulata per piacere, per avere compiacimento, amore ed apprezzamento ma ho perso me. Ricordo una bimba selvaggia, che si divertiva nella natura, che amava i profumi di terra, foglie, legno e che costruiva archi e frecce, amava capeggiare e poi… Sono arrivati i ruoli nei quali mi sono rifugiata e compressa. La seconda montagna ci porta ad una pozza di acqua splendida e sacra, con una piccola cascatella leggera che ad un certo punto, chinandomi, sento sulla mia testa e lì percepisco un battesimo, il Mio, quello che IO ho scelto. Accompagnata da parole dolci ed incoraggianti, da amore e pietre di ossidiana da parte di sconosciuti che mi sentono più di altri, vicini da sempre, e forse anche più di me stessa, ricevo, una consacrata rinascita: quella antica, della madre terra e degli altri elementi della natura.
E poi il primo temuto Temazcal, che pensavo di non poter sostenere, mi fa invece percepire la mia fierezza, la mia voglia di esserci ed essere protagonista della mia esistenza e in quella degli altri. Tra i canti, il respiro lento e la sensazione della presenza dei miei compagni accanto, vedo una grande madre dalla quale veniamo generati tutti quanti, vedo una mia liberazione, da quella tarantola che avevo già percepito in precedenza e che temevo di incontrare dal vivo… e che invece era dentro di me e che ho portato fuori e salutato. Vedo la mia preghiera alla madre terra con torrenti di acqua sgorgare da terre aride, e bambini sorridenti come la rigogliosa vegetazione. La mia personale preghiera è quella della mia visione e del mio intento in essa. Quando esco a carponi dalla capanna fatico a tirarmi su, ma sto bene, sono felice, mi sdraio con il mio bel vestito bianco sulla terra, faccia compresa, e rimango li beata ad infangarmi soddisfatta. E così passeggio poi più tardi per il paese. Mi sono trovata in diverse occasioni con la terra addosso e ogni volta l’ho voluta tenere con me il più possibile, perché mi fa stare bene, mi appaga, mi fa sentire di essere una creatura di questa grande madre. Vedo, vedo, continuo a vedere per giorni e giorni. Vedo mio padre da bimbo che corre sui muri a secco della sua Sicilia e mi riscopro nella sua agilità nel risalire sui sentieri montuosi. Sento i profumi e vedo i colori della sua terra che capisco essere anche la Mia e arriva il desiderio di andarci il prima possibile. Ho contatti con solo tre persone a casa in questi giorni e capisco che è la mia selezione. Non penso mai al lavoro, anche quella paura pian piano aleggia via. La stanchezza a volte è molto grande per me, penso di non farcela, e invece si va, quel che deve arrivare arriva, come l’energia.
Dormo ovunque, dal primo giorno, cosa nuova per me, sempre avvolta e accolta dal sacco a pelo e dalla presenza dei miei compagni di viaggio attorno. Danziamo nelle acque calde termali, quasi non respiro, il petto è schiacciato non si dilata. Ma nell’abbraccio e negli occhi dell’altro torna l’aria e l’amore. Negli occhi dei miei compagni ritrovo lo sguardo di madre, fratello, sorella come un cerchio della vita. Mi ripetono di amarmi, addolcirmi: allora compro miele, polline e intanto il mio lato maschile si fa sentire, mi sento sempre più un guardiano.
Capisco che devo rallentare, non avere fretta con me e con gli altri, non insistere, stare nel mio, se no tutto scivola via. Il mio primo viaggio, facce note ma soprattutto sconosciuti, che oggi sento famiglia. Ascolto lo spagnolo per la prima volta e alla fine lo capisco, lo sento. Vedo negli occhi degli altri esperienze, ferite, radici, percorsi, fatiche, forza, tutti esempi, tanti specchi. Voglia di iniziare a vivere, nutrirmi, sperimentare, equilibrarmi con integrità, divenire ciò che sono nella luce e nelle ombre. E poi nelle camionette tutti insieme, quella che ci lascia a piedi, quella che ci fa stare seduti in cerchio e che ci unisce e l’ultima che ci fa dormire, mangiare, cantare, ridere. I due uomini in mezzo a noi donne, un maschile che sostiene, bilancia, impara, insegna, fa un passo indietro a volte e osserva. Nel tempio del maschile e del femminile vedo la riparazione interna, organica, un viaggio dentro al mio corpo. Parti, cellule, colori, come fiori tutto riparte e sboccia di nuovo o per la prima volta. Il cibo, che ci porta la terra dentro, il mais impastato dalle loro calde mani, il cacao che mi porta forte la richiesta, a questa medicina, di essere me stessa una volta per tutte_ basta vie di mezzo_ e arriva la rabbia, la fatica, il fastidio, il dolore e infine la sanazione. E ancora il miele con la sua storia antica, ancestrale che mi dà l’opportunità di nutrirmi e amarmi. Ogni giorno una parte di me si mostra.
Nell’abbraccio degli alberi di Tulum arrivano forti le ferite. Vittima e carnefice dei sentimenti, come su una bilancia. A galla il buio sulla luce. A rapporto anche le relazioni che davanti si mettono in riga come un disegno di intrecci, comprensioni e insegnamenti profondi. E qua e là tuffi di nuovo nella conosciuta realtà tra aeroporti affollati e turismo in paesaggi caraibici, il peso grande del costruito, della finzione, delle ombre altrui che schiacciano il petto e pesano sulle gambe.
Mille domande nella mia mente, come mi proteggo ? cosa posso fare ? E anche se fuggo dai dettami e dalle altrui impostazioni, la voglia dentro di far parte, appartenere ad un cerchio, ai miei simili, per offrire ciò che posso fare ed imparare, continuare a crescere avere un ruolo. Da tempo ormai vedo cerchi di donne, oggi meglio dire di persone e ne ho vissuti tanti in questo viaggio, nel canto, nel fuoco, nelle tende, sui mezzi, nel verde, nell’acqua. Tanti cerchi che ci hanno donato appartenenza, senso del rispetto, del sostegno reciproco. Un amore incondizionato. Ho fame, sete di tutto, ma imparo anche la pazienza per fare mie le lezioni che mi vengono poste, sempre rimanendo grata per tutto ciò che ho vissuto, avuto, sentito, conosciuto dalle persone sul mio cammino e da me stessa. La mancanza e la solitudine dei primi giorni si è lenita, acclimatata, sparita e sostituita da un senso di pienezza nel lavoro interiore e nel rapporto con gli altri. Imparare dalle coppie presenti nel gruppo, guardarle con in principio un pizzico di invidia e poi con affetto e riconoscenza per l’esempio di amore condiviso e la fiducia reciproca dimostrata. Sono felice di aver già preso in mano la mia vita, facendo le mie scelte, lasciando un lavoro, lavorando su di me, cercando la mia casa, il mio compagno di viaggio, cercando di essere una madre migliore. Capendo che non posso e non devo cambiare gli altri o curarli, ognuno ha il suo percorso, il suo viaggio, la sua lezione. Ringrazio con il cuore Amanda e Martha per essere state guide forti, sicure, allegre, pazze, affettuose, sorridenti, per averci fatto vedere il Messico, attraverso i loro occhi, che amano quella terra e che rispettano, con tutte loro stesse, le persone che la abitano. Sono anche sicura che rivedrò le persone conosciute in questo viaggio, perché è stato l’inizio di qualcos’altro. Ringrazio anche me per essere partita e non aver fatto vincere le mie paure. Voglio vivere, vivermi ed essere vissuta con amore e pienezza.
Daiana Mandarà – Messico – 27 dicembre 2022 / 14 gennaio 2023 – Viaggio con Il Cammino di Sophia