Siamo in un momento storico (che poi tanto momento non è, visto che iniziano ad essere anni) in cui ogni punto fermo, ogni certezza, ogni parvenza di normalità, salta per aria.
Pandemie, guerre, crisi energetiche, ambientali, economiche, generano una grande paura (funzionale a mantenere questo stato) e un grande senso di smarrimento (umano e comprensibile).
Per cui una domanda sorge spontanea: come stai?
Non stai bene? Bene, è il segnale che in realtà stai bene. Chiunque in questo momento dica di non stare male, mente. E chiunque senta di essersi perso, sappia che è giusto così.
Per poter affrontare realmente quello che sta accadendo l’unica via è perdersi. È vero c’è la guerra a 2000 km da qui, ma la vera guerra è prima di tutto quella piccola, interna, tra le quattro mura di casa, tra gli atomi della nostra pelle, tra gli sguardi per strada e perdersi è l’unica bussola a cui dovremmo fare affidamento. Perdersi per lasciar andare tutto ciò che non ci serve più.
L’ostinata perseveranza a voler aver ragione senza ascoltare ciò che l’altro ha da dire.
L’ossessione nel salvaguardare uno status quo in professioni, relazioni, famiglie dove non c’è più nulla di nutriente, ma non si può cambiare (chi lo dice?).
L’eccessiva severità e pesantezza di un giudice interno che non ci permette di fermarci, respirare e ricordarci chi siamo.
Come facciamo a volere la pace se non siamo in pace?
Come facciamo ad uscire da una crisi se siamo in crisi?
Questo non vuol dire che non dobbiamo avere paura, che dobbiamo pensare positivo, che basta avere il cuore aperto per risolvere tutto. Questo vuol dire che ciò che stiamo manifestando è una porta, una porta stretta e faticosa che affaccia su un baratro, ma a poca distanza, la distanza di un salto, c’è tutto quello che ancora non ci siamo concessi di vivere. L’ignoto.
Ti senti perso? Bene.
Hai il coraggio di saltare? Hai il coraggio di dimenticare che nome hai, che vestiti indossi, quante volte fai la spesa, cosa mangi, cosa racconti agli altri di te e a te di te stesso?
Hai il coraggio di riconoscere le opinioni e non reagire, ma ascoltare e in caso informarti e informare? Hai il coraggio di guardare oltre ciò che è facile e condiviso, per trovare ciò che è unico e che è tuo? Hai la forza di trovare la tua verità e non renderla una spada? Hai il coraggio di aprire gli occhi mentre salti e osservare che forse tutto quello che oggi pensi di essere non esiste? E allora prima di avere paura che qualcuno da fuori (brutto e cattivo) ti tolga qualcosa che non hai o non sei, non è meglio lasciarlo andare e atterrare su un terreno sconosciuto e nuovo, ma libero?
Non è meglio scegliere di essere nudi e neonati, che adulti dentro una corazza?
Se ti senti perso sei sulla strada giusta. Lascia che tutto si perda, inizia a respirare e a scrivere una nuova storia. È facile? No.
Fa paura? Sì, ma è una paura viva, che ci porta ad una vita forse meno comoda e sfavillante, ma decisamente più autentica.
E allora forse qualunque sia lo prossima crisi, non sarà più una rinuncia, ma una scelta consapevole. La scelta di te, in tutto il tuo meraviglioso caos.
criṡi (ant. criṡe) s. f. [dal lat. crisis, gr. κρίσις «scelta, decisione, fase decisiva di una malattia», der. di κρίνω «distinguere, giudicare»]
càos (ant. cao; pop. càosse e ant. caòsse) s. m. [dal lat. chaos, gr. χάος (che contiene la stessa base χα- dei verbi χαίνω, χάσκω «essere aperto, spalancato»; cfr. χάσμα «voragine»)]
Treccani