Una filosofia ecologica immanente, viaggio nell’ascolto circolare.
Un viaggio di consapevolezza che spero vi risveglierà al culto della Grande Madre che forse ora non state capendo.
Sì, perché la Grande Madre è uno di quei tramandi antichi che fortunatamente non abbiamo sporcato.
Non è stato scritto nei tomi dell’università, ma è rimasto nei simboli ricamati, nei tappeti : rombi, spirali, cerchi e mantenuto nelle forme del pane, nei ricami degli abiti tradizionali, nelle leggende, nelle fiabe e nelle storie dei nostri santi.
Proprio nello stesso modo quella di stasera non vuole essere una conferenza, ma un viaggio. Il viaggio che io ho fatto per recuperare una versione migliore di me. Un viaggio verso un’ecologia profonda, partendo da una domanda e non da una affermazione: “Guardando l’opera di Stefani che ha rappresentato il festival e la Grande madre come vi sentite?”
La madre nutriente, accogliente, la grande madre che ama i suoi figli, con i seni pieni di latte, il corpo morbido il ventre gonfio lo sguardo delicato ,la vergine, la venere del Botticelli… No! Uno scheletro di ossa con zampe di gallina. Quando ho visto l’opera la prima volta mi ha dato lo spunto per tutta la conferenza, perché in noi abitano simboli ancestrali e una memoria che non ricordiamo di avere ed abitare.
Un tempo le donne si occupavano della sepoltura e della pulizia delle ossa
Un tempo in cui circolarità, ecologia e sostenibilità significava “ONORARE LA MADRE” così che lasciare il defunto decomporsi all’aperto, cibo fresco per avvoltoi, o fuoco e fumo verso il cielo, era una pratica diffusa di trasformazione e nutrimento. Ora è impensabile.
C’è stato un tempo dove la divinità, lo spirito non era una questione trascendente, sembrerà strano, ma per moltissimo tempo tutto era anima, spirito, Dio. La luna, il sole, le stagioni, la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria.
In quel tempo la luce e l’ombra convivevano insieme, la nascita e la morte erano semplici trasformazioni.
Così come il seme nel buio cresce e dà frutti prima di morire, cosi le tappe della vita, nascita, trasformazione, morte per molto tempo si chiamavano semplicemente cicli. La luna nera, il sangue mestruale, l’autunno, l’inverno … semplicemente fasi.
Un mondo dove l’ombra non è più accettabile, dove la donna è strega, il sangue mestruale un tabù, la morte cementata, in un mondo che accetta solo il vincente, è un mondo che ha perso la sua sostenibilità che emargina, giudica e manipola. È il mondo dei wax no wax, del bianco e nero, del giusto e dello sbagliato, il mondo delle pratiche spirituali new age, un mondo che divide invece che unire.
Un dio maschio solo in cielo, nella sua luce e l’occultamento dell’ombra.
È il mondo che non accetta il diverso, il povero, il malato, che non contempla l’ansia, un mondo dove tutti devono essere positivi motivati e soprattutto produttivi. Già perché l’ombra presuppone un momento di riposo, la terra riposa per dare frutti, un tempo di silenzio di yin, un tempo del ricevere, una gestazione, il mondo che abbiamo. Un mondo dove la donna è stata tolta dal suo posto, relegata a madre buona è un mondo che non contempla il silenzio.
Accogliere la propria ombra accogliere l’ombra come sacra maestra e della grande madre della trasformazione significa accogliere a propria umanità amorevolezza ,e riunirsi nel sistema organico e organismo ma dove l’essere umano è parte co creativa e non inquinante .
In una parola Ecofemminismo
Se vuoi scoprire un percorso che lavora proprio sull’ombra e sui segreti e cicli della luna nera, leggi di più su Mustes.